Per dare un’idea più contestualizzata di quello che trovate sotto, sottolineo che in quell’epoca l’unico spazio di discussione legato al cortometraggio erano i dibattiti in coda alle proiezioni dei Festival, quindi il livello richiesto per l’accesso a tali situazioni non era per tutti e il target dei partecipanti implicava che i toni utilizzati fossero molto vicini a quelli di un Sacerdote durante l’omelia. Poi, il 30 giugno 2003, prima della nascita di Youtube e Facebook, arrivò questa discussione, e il mondo cambiò:
All’inizio del 2000 nacquero in Italia un paio di portali che pubblicavano cortometraggi. Questi non andavano a cercare contenuti tra quelli prodotti dai registi più conosciuti e che dominavano la scena dei Festival istituzionali, visto che quest’ultimi erano quasi sempre prodotti ancora in analogico ed era quindi molto complicato per un webmaster digitalizzarli. Gli autori tipo che i creatori di quei progetti cercavano di reclutare erano quelli come me, che si erano dimenticati da un pezzo di cosa fossero i videoregistratori e che potevano con una certa facilità spedire i lori lavori via posta con una copia Mini-DV, che era un supporto infinitamente più facile da caricare nel web.
C’erano sostanzialmente due siti: cortometraggi.com e, se non sbaglio, cortometraggi.net che dopo pochi mesi diventò cortoweb.it (ho omesso volutamente i link perché quello che trovate oggi a quegli indirizzi non ha nulla a che vedere con i progetti originari). Funzionavano in maniera completamente diversa rispetto a come un giovane di quest’epoca si può immaginare: una volta che la cassetta arrivava a destinazione, un selezionatore si prendeva l’impegno di visionare l’opera e di capire se era adatta alla pubblicazione, per poi eventualmente caricarla online.
All’inizio del 2000 Pier Paolo De Fina, che sinceramente non ricordo dove avessi conosciuto, mi chiamò a casa per chiedermi se volevo spedirgli qualcosa da pubblicare sul suo nascente progetto: cortoweb.it. Era il periodo in cui stavo finendo “Il mio mondo personale parte I” e quindi colsi la palla al balzo e, appena finito, glielo spedii, occupando per mesi l’home page del portale insieme a solo altri due cortometraggi e attirandomi così le invidie degli altri autori che erano relegati nelle sottopagine che nessuno guardava.
Non so se per un tempismo casualmente sincronizzato con la linea editoriale del webmaster o per un effettivo apprezzamento di De Fina nei confronti dei miei lavori, ma capitò che nei successivi 2/3 anni ad ogni uscita di una mia nuova opera (“Vivere e morire a Nordest”, “Improvvisazioni di un artista fallito”, “Il mio mondo personale 2″, Il mio mondo personale 3”) questa sostituisse il mio lavoro precedente nella vetrina del sito, dandomi una ribalta continua e tirandomi una volata che mi permise di diventare un autore abbastanza conosciuto. Finché qualcuno sbottò (vedi schermata che ho messo sopra).
È dura a molti anni di distanza capire l’impatto di quel thread nel nascente mondo del video su internet. Io forse lo sopravvaluto in quest’ottica, visto che è uno dei motivi per cui non smetterò mai di credere che noi autori di quell’epoca abbiamo fatto la storia. Purtroppo oggi siamo abituati a certi linguaggi e ad un certo modo di porsi nei confronti di gente che non si conosce e colpevole magari di pensarla diversamente (non di aver rubato soldi alla collettività o di aver aumentato le tasse). Probabilmente la differenza tra oggi e ieri è che al tempo, nella loro cattiveria, quelle persone non si fermavano all’insulto come succede da un po’ su Facebook o come ho dovuto subire qualche anno dopo io quando (addirittura!) sono stato colpevole di aver creato un canale Youtube dove recensivo serie TV, ma passavano le serate a costruire dei commenti forbiti che miravano ad argomentare le loro (strampalate) idee nei miei confronti. Ecco perché io oggi penso a loro con lo stesso rispetto che c’era tra Generali vincitori e Generali fatti prigionieri alla fine della guerra in tempi più aristocratici di quelli che stiamo vivendo.
Ad un certo punto la discussione, che per altro io scoprii mesi dopo essere iniziata, diventò talmente grossa che quando mi contattava qualcuno per chiedermi di partecipare ad un Festival o per mandare in onda i miei cortometraggi in televisione, io non gli linkavo più il mio curriculum o i miei lavori, ma lo mandavo direttamente su quel post, che è la testimonianza perfetta del vecchio presupposto del marketing del
purché se ne parli.
A distanza di anni continuo a non sapere chi siano e che cortometraggi abbiano creato i vari Elio Cecchi dal Sasso, Teotibi e tutto il resto del Rocky Horror Picture Show che ha partecipato alla discussione. Probabilmente, quando in qualche altro post di questo sito cito l’ex cortometraggista ventenne che a quarant’anni, nonostante tutta la rabbia e qualità culturale che era convinto di mettere in campo da giovane, oggi fa l’impiegato, l’elettricista o, molto peggio, il mantenuto dai genitori, probabilmente un piccolo pensiero a loro lo faccio ancora.